Sebastiano Timpanaro senior, direttore della Domus Galilaeana di Pisa fin dalla sua fondazione, considerava strategico acquisire la biblioteca e l’archivio di Antonio Favaro, conservati ancora presso la famiglia, per farne uno dei nuclei fondativi del patrimonio dell’istituto. In questo ebbe il pieno appoggio di Giovanni Gentile, allora senatore del regno, filosofo e intellettuale fra i più influenti del tempo, primo (e a detta di Timpanaro ineguagliato) presidente della Domus. Le trattative col figlio di Antonio Favaro, Giuseppe, docente di anatomia all’Università di Modena, erano state avviate ancor prima di inaugurare la giovane istituzione pisana, ma si protrassero poi nel tempo, complice l’atteggiamento non proprio disinteressato dell’erede. Il precipitare delle vicende belliche, in particolare dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fece sì che i libri e le carte di Antonio Favaro restassero nella villa Barbariga di Fiesso d’Artico sulla Riviera del Brenta, residenza estiva della famiglia, senza poter raggiungere Pisa fino al dopoguerra. Giovanni Gentile era già stato ucciso, Sebastiano Timpanaro sr. morì qualche anno dopo poco più che sessantenne.
Il progetto di uno studio organico del lascito Favaro non destò l’interesse dei successori alle cariche direttive della Domus. Se i libri furono collocati all’interno delle raccolte dell’istituto, l’archivio fu smembrato: il carteggio fu estrapolato e dotato di un catalogo proprio che manteneva l’ordine cronologico puro dato dallo stesso Favaro; la parte restante del fondo fu depositata in un armadio, priva di un qualsiasi strumento che ne consentisse un’analisi sistematica. In seguito fu isolata anche una raccolta di centinaia di ritagli di giornale, recidendo però ogni legame fra i singoli pezzi e quanto aveva fatto loro da cornice. Più o meno nello stesso arco di tempo gli eredi di Isidoro Del Lungo, consultore letterario dell’edizione nazionale galileiana, depositarono alla Domus una parte dell’archivio del padre, che tuttavia restò preclusa alla lettura dall’assenza di una benché minima sistemazione.
Grazie a un accordo di collaborazione fra Domus Galilaeana e Museo Galileo i fondi Favaro e Del Lungo sono stati ordinati, catalogati e digitalizzati, pur nell’oscillazione fra segnature vecchie e nuove, dando così un’idea chiara dei metodi seguiti nel raccogliere e disporre quell’enorme mole di dati e documenti utilizzati per studi ed edizioni, in tempi nei quali non si era sorretti da alcun ausilio tecnologico. Un’applicazione pensata per attingere e contestualizzare dati e informazioni nelle pieghe degli archivi di personalità consente indagini mirate per chi ha già conoscenze mature sull’argomento e indagini estensive per chi deve formarsi un’idea di massima, oltre a render semplice la creazione di indici personalizzati e ad agevolare la lettura delle pagine a video. Si gettano così le basi per approfondire indole, statura intellettuale, ricerche storiche e imprese filologiche di Antonio Favaro, attuando di fatto i piani di Sebastiano Timpanaro sr., anche se in un panorama radicalmente trasformato dall’avvento del digitale.