1868-1924

Nato a Lecco nel 1868, fu amante della montagna fin da bambino, passione che coltivò per tutta la vita e che fu forse la radice del suo interesse per le scienze naturali. Ancora adolescente collezionava minerali, animali e piante, e scriveva studi naturalistici sulla Valtellina, fondando anche una rivista, che ebbe breve durata. Sempre in giovane età divenne amico dell’abate Antonio Stoppani, cittadino lecchese molto più anziano di lui. Frequentò l’istituto tecnico a Sondrio e la facoltà di scienze naturali a Torino, ma, attratto dalla vulcanologia, si laureò a Catania, per divenire poi assistente di Alessandro Portis, docente di geologia e paleontologia all’Università di Roma. Pubblicando col titolo Evoluzione e momenti storici delle scienze geologiche alcuni interventi al Circolo dei naturalisti di Roma, segnò l’indirizzo che i suoi studi avrebbero prevalentemente seguito, cioè la storia delle scienze, condotta sui documenti di prima mano secondo lo spirito dei tempi, anche se spesso con taglio erudito ed encomiastico.

L’insegnamento di storia delle scienze naturali fu per lui il più congeniale, e nel 1902 salì in cattedra all’Università di Roma. Il Cermenati dedito alla valorizzazione della figura di Leonardo da Vinci è quello che interseca l’ultima fase dell’attività scientifica di Antonio Favaro, imperniata sui lavori leonardiani. Studioso, collettore di materiali, ma anche organizzatore attivo, il Cermenati mise in campo tutti i suoi legami politici affinché si mettesse mano alla pubblicazione dei manoscritti leonardiani.

Nel 1910 entrò a far parte della Commissione vinciana, istituita dal ministro della Pubblica istruzione Vittorio Emanuele Orlando e presieduta da Pietro Blaserna. Durante gli anni della grande guerra l’attività della commissione quasi si arrestò. Lo stesso Cermenati, eletto deputato già dal 1909, era partito volontario per rientrare alla vita politica nel 1917 come sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, interessandosi fra l’altro alla gestione delle miniere. Nel 1918 successe al Blaserna come presidente della commissione, che visse un radicale rinnovamento con l’inserimento di nuovi elementi, fra cui Antonio Favaro, membro anche della sottocommissione per la trascrizione e la pubblicazione del Codice Arundel, presieduta sempre da Cermenati. La cui passione leonardiana si concretizzò ancora nella fondazione dell’Istituto di studi vinciani e nelle celebrazioni, organizzate fra Roma e Vinci, del quarto centenario della morte di Leonardo, che videro partecipe anche Antonio Favaro con un contributo incentrato proprio sulla morte, sulla tomba e sul monumento eretto ad Amboise. Avendo fatto in tempo a veder pubblicata la prima parte del codice Arundel, Mario Cermenati morì a Castelgandolfo nel 1924.

Mario Cermenati, 1868-1924