Nato a Volterra nel 1859 dal professore livornese Antonio, filologo, traduttore, editore di Tirteo, si laureò in lettere all’Università di Pisa con una tesi sulla cronachistica fiorentina fra XIII e XIV secolo, per perfezionarsi poi a Firenze presso l’Istituto di studi superiori. Su proposta di Pasquale Villari nel 1888 ebbe dalla Deputazione di storia patria per la Toscana l’incarico di preparare un’edizione critica della Cronica di Giovanni Villani, alla quale si dedicò parallelamente all’insegnamento. Il lavoro di classificazione dei codici e i materiali raccolti stavano per essere presentati con un saggio della stampa e dell’apparato critico, ma il Lami, colpito da una malattia improvvisa e violenta, morì a Firenze appena trentatreenne e non poté portare a termine l’impresa, lasciando alla Deputazione i frutti delle sue ricerche.
Sempre sulla Cronica del Villani aveva pubblicato qualche contributo sull’«Archivio storico italiano». Vittorio Lami affiancò Isidoro Del Lungo nell’edizione del Sidereus nuncius e delle scritture attinenti per il terzo volume dell’edizione nazionale, ma il suo nome scomparve nelle ristampe successive per trascuratezza dei curatori. Da questa morte immatura e improvvisa Antonio Favaro rimase profondamente colpito. «Ti scrivo non so nemmeno io il perché, nulla avendo da dirti – confessava a Isidoro Del Lungo –, ma ho bisogno d’esprimerti il profondo dolore che ho provato per la dolorosissima notizia che la tua cartolina mi reca. Tu sai quanto altamente io stimassi le doti di perfetto gentiluomo del nostro povero Lami, e quindi non ho bisogno di dirti quanto amaramente io ne rimpianga la perdita. Ho scritto subito due righe all’infelice vedova, non per recarle conforto, ma a sfogo del mio sincero dolore».