Figlio di Carlo Civelli (1843-1904), che aveva proseguito l’attività tipografico-editrice del padre Giuseppe Civelli (1816-1882), nacque a Milano nel 1850. Precocemente coinvolto nei fermenti risorgimentali, partì volontario nei garibaldini a soli sedici anni e combatté nella terza guerra di indipendenza. Nel 1876 fu iniziato alla Massoneria e si affiliò alla loggia milanese “La ragione”. Cresciuto nell’azienda tipografico-editoriale di famiglia, della quale tenne le redini dopo la morte del padre nel 1904, fu proprietario di vari giornali e riviste, dal «Corriere italiano», a «La Lombardia», da «L’Adige» alla rivista «Il diritto». Investì anche in altri campi e fece parte della società per la produzione di automobili Florentia. Iscritto all’Associazione commerciale fiorentina, ne divenne vicepresidente e contribuì a fondarne la banca. La sua attività pubblica all’interno degli ambienti legati alla professione (fu fondatore della Società operaia dei tipografi e in seguito presidente della Camera di commercio di Firenze) facilitò la sua carriera politica che lo vide consigliere comunale e assessore al comune di Firenze, deputato al parlamento italiano per la sinistra dal 1892 e infine, dal 1905, senatore del Regno. In occasione di una visita a Vittorio Emanuele principe di Napoli, Antonio Civelli lo informò che la Storia del metodo sperimentale in Italia di Raffaello Caverni era in corso di stampa presso la casa editrice di famiglia, e dietro richiesta del principe, ne fu inviata a Roma una copia con dedica stampata. Morì a Firenze nel 1930.