Chiunque abbia avuto modo di ‘affrontare’ il Tesoro messicano sa bene come non si tratti di un oggetto di ‘facile consultazione’. Non lo è per la sua mole: circa un migliaio di pagine. Non per la lingua in cui è scritto: il latino. Non per la stratificazione degli interventi e dei piani che si sono intersecati e sovrapposti nel corso di una gestazione protrattasi per almeno un quarantennio. Per non parlare della più volte ricordata difformità sussistente tra i diversi esemplari che – per limitarci alla versione finale “Romae, Mascardi 1651” – rinviano spesso a copie, se non ‘uniche’, certo tipizzabili in diversi gruppi peculiarmente caratterizzati. È questo il motivo che ci ha portato nella realizzazione del presente database a scegliere un solo esemplare, tra i possibili, uno che presenti tutte le sezioni al completo: quello posseduto dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, con dedica a Filippo IV, indici, tutte e 20 le Tabulae phytosophicae di Federico Cesi, il Liber unicus di Hernandez, e la nota finale di ‘congedo’ del “Lynceus superstes” Stelluti (posta prima dell’Index delle Tabulae Phytosophicae), che porta a compimento l’impresa dopo la morte di Federico Cesi (sul censimento degli esemplari si veda il saggio di Ebe Antetomaso).
La funzione Sfoglia consente di accedere e sfogliare il pdf del testo completo del Tesoro nell’esemplare dichiarato.